La sicurezza per le donne? Strade animate e diritti, non una città blindata

L’idea del coprifuoco in via Quarenghi, la strada più multietnica della nostra città, fa parte di uno schema molto semplice: individuare il “cattivo” a cui attribuire tutte le colpe, stabilire addirittura in quale via vive e opera, darsi da fare nel modo più spettacolare possibile per dimostrare che lo si sta combattendo.

Non fa una piega, così i cittadini sanno precisamente di cosa devono avere paura e si tengono alla larga dalle “zone pericolose”. E viva le forze dell’ordine e chi le manda a bloccare quella strada per ore, spendendo chi sa quanti soldi della comunità, per raccogliere alla fine… tre o quattro persone senza permesso di soggiorno?
Perché di questo stiamo parlando: le super retate che regolarmente si tengono in via Quarenghi raramente producono qualcosa di più della “cattura” di qualche irregolare (magari una tranquilla signora boliviana che fa la badante?) e forse di qualche pesce piccolo dello spaccio. Gente che si arrabatta per vivere. Certo non criminali che mettono a repentaglio la sicurezza della città.

Eccola la parola magica: sicurezza. È in nome suo che gli amministratori strillano senza sosta e buttano i nostri soldi (proprio un assessore della Lega, il partito che più si scaglia contro gli sprechi della politica…) per mobilitare elicotteri e auto di polizia e carabinieri.
Ma cos’è questa sicurezza?
Come gruppo di donne che da tempo a Bergamo si impegna per promuovere proprio i diritti delle donne, primo fra tutti quello a liberarsi dalla violenza che quotidianamente subiscono da parte degli uomini, avremmo qualcosa da dire su questo uso scriteriato del concetto di sicurezza che ormai dilaga nella politica e nel parlato quotidiano delle persone.

Proprio noi, le donne, siamo diventate uno degli argomenti preferiti di chi ha deciso di fare della sicurezza la propria parola d’ordine.Strade militarizzate, controlli sempre più frequenti, campagne pubbliche esplicite contro gli stranieri e le zone in cui vivono e si aggregano… dovremmo ringraziare i nostri governanti, locali e non, perché in questo modo dicono di proteggerci?
Nemmeno per sogno. Così non fanno altro che usarci: come pretesto per le loro scelte securitarie, come se le donne fossero semplicemente corpi da rinchiudere al sicuro
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“State tranquille – sembrano dire assessori e ministri – facciamo chiudere i negozi presto e piazziamo in soldati nelle strade così non vi può succedere nulla”.

Ma a noi qualcuno ha chiesto che cos’è che ci fa stare tranquille?

Strade illuminate, locali aperti, vie animate: questo ci fa stare tranquille. Non vogliamo attraversare via Quarenghi a testa bassa e passo rapido, con la paura nel petto: vogliamo camminare a testa alta, sicure del nostro diritto ad essere libere.

Di una cosa sembrano proprio non accorgersi questi nostri assessori e ministri, nonostante i recenti terribili casi registrati anche nella nostra provincia: le donne vengono violentate e muoiono soprattutto in casa loro, grazie alla violenza di mariti o ex fidanzati completamente incapaci di riconoscere che le donne amano e praticano la propria libertà e autonomia.

Stanno per caso facendo qualcosa, assessori e ministri, per fermare questo stillicidio, che negli ultimi due anni, nella nostra provincia, ha tolto la vita in modo tragico a quasi dieci donne?

Il coprifuoco in via Quarenghi non ha senso, serve solo a fare dei cittadini stranieri il “mostro cattivo”, un modo molto semplice per qualcuno di recuperare voti alle prossime elezioni.
Ma anche un modo bestiale e irresponsabile per far diventare questa città un mortorio, dove aggirarsi intimoriti non vedendo l’ora di arrivare a casa.
E a casa chi ci aspetta, il marito violento di cui nessuno si preoccupa?

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